Un bimbo di 10 anni in prognosi riservata dopo un incidente al campetto di Giaveno, nel Torinese: apprensione per quello che è accaduto.
Una giornata di giochi tra amici, che per un bambino di 10 anni di Giaveno, in provincia di Torino, si è trasformata in un terribile incidente. Mentre si allenava al campetto comunale, il piccolo si è aggrappato alla traversa della porta del campo di calcetto. Quello che sarebbe dovuto essere un gesto spensierato si è trasformato in un attimo in un evento drammatico, poiché la struttura è caduta, colpendolo alla testa. Ora si trova in pericolo di vita, ricoverato all’ospedale Regina Margherita di Torino in prognosi riservata, mentre la comunità è sotto shock e si interroga sulla sicurezza degli spazi pubblici dedicati allo sport.
Quel campetto, gestito dall’associazione sportiva locale, è una struttura polivalente, pensata per permettere ai giovani di praticare diversi sport, tra cui il calcio e il tennis. Nessuno si sarebbe aspettato che proprio in quel luogo, frequentato regolarmente dai ragazzi del quartiere, potesse avvenire un incidente tanto grave. Eppure, quel giorno, mentre si trovava in un momento di pausa dal suo allenamento di tennis, il bambino ha deciso di attaccarsi alla porta da calcio per gioco, un gesto comune tra i più piccoli. Nessuno avrebbe mai pensato che quella struttura, apparentemente sicura, fosse priva di fissaggio al terreno, esponendo i bambini a un pericolo così elevato.
In un attimo, la porta di calcetto si è ribaltata, colpendo il bambino in testa. Il trauma cranico riportato è stato subito evidente e le condizioni del piccolo sono apparse gravi fin dai primi momenti. I presenti, visibilmente scossi, hanno immediatamente allertato i soccorsi. Sul posto è arrivato l’elisoccorso, che ha trasportato il bambino all’ospedale Regina Margherita, dove i medici hanno attivato tutte le procedure necessarie per trattare il trauma, ma la prognosi resta riservata.
La notizia dell’incidente ha sconvolto l’intera comunità di Giaveno, sollevando numerosi interrogativi sulla sicurezza delle strutture sportive pubbliche e sulla gestione degli spazi comunali. Il campetto, che fino a quel momento rappresentava un punto di riferimento per tanti giovani e famiglie, è stato immediatamente posto sotto sequestro per consentire le verifiche del caso. Sono state avviate delle indagini da parte dei carabinieri per stabilire le esatte dinamiche dell’accaduto e, soprattutto, per accertare se vi siano responsabilità da parte dei gestori o degli addetti alla sicurezza.
La vicenda ha acceso una riflessione più ampia sulla manutenzione delle strutture sportive pubbliche e sulle misure di prevenzione necessarie per evitare situazioni come quella che ha colpito il piccolo. La presenza di attrezzature sportive non ancorate al terreno o in stato di scarsa manutenzione può rappresentare un rischio altissimo per chi frequenta questi spazi, in particolare per i più piccoli, spesso inclini a giocare senza percepire il pericolo. In questo caso, l’assenza di fissaggi adeguati della porta ha avuto conseguenze drammatiche, evidenziando un aspetto che talvolta può essere sottovalutato: la necessità di verifiche costanti.
La responsabilità potrebbe coinvolgere diverse figure, dai gestori della struttura, che potrebbero non aver adottato le misure di sicurezza richieste, agli istruttori, chiamati a vigilare durante le attività. Le indagini mirano a chiarire se vi siano stati errori o omissioni che abbiano contribuito al verificarsi di questo tragico evento.
Intanto, la situazione del bambino è seguita con apprensione da tutta la comunità, che si stringe intorno alla famiglia, mentre si spera in una ripresa. Questo evento drammatico ha lasciato un segno profondo, generando un dibattito urgente sulla sicurezza delle strutture sportive per i giovani, richiamando l’attenzione sul fatto che la corretta gestione e manutenzione di questi spazi non può essere trascurata.
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