L’esenzione IMU seconda casa è ottenibile facilmente in un caso specificato dal una sentenza della Corte di Cassazione.
Non pagare l’IMU sulla seconda casa di proprietà è possibile al verificarsi di alcune condizioni. Una sentenza della Corte di Cassazione ha sciolto un dubbio agli italiani e la risposta al quesito alla fine è risultata molto semplice.
L’Imposta Municipale Unica si corrisponde sulle seconde case e sulle case adibite ad abitazione principale se appartenenti alle categorie A/1, A/8 e A/9 ossia considerate di lusso. L’IMU si paga in due rate, a giugno e dicembre, oppure in un’unica soluzione tramite modello F24. Il calcolo dipenderà dalla metratura della casa e dalla zona di residenza ma anche dall’aliquota comunale. In generale, il costo medio dell’IMU per una seconda casa ubicata in un capoluogo è di 1.000 euro circa con picchi di 2 mila euro nelle metropoli italiane. Cifre altissime, dunque, che le famiglie vorrebbero non poter pagare.
La Legge stabilisce dei casi in cui è possibile evitare il pagamento. Esenzioni concesse al verificarsi di specifiche condizioni oltre a quella comune e note ossia il possesso di un’abitazione principale accatastata nelle categorie da A/2 a A/7 con relative pertinenze. Ricordiamo che per abitazione principale si intende l’immobile in cui il proprietario dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Dove manca anche uno solo di questi due requisiti l’immobile diventa seconda casa e prevede il pagamento dell’IMU.
La sentenza numero 209 del 13 ottobre 2022 della Corte Costituzionale ha sottolineato un caso specifico di esenzione IMU per la seconda casa. Protagonisti sono le coppie sposate oppure unite civilmente che hanno residenza in abitazioni diverse. Prima della decisione della Corte Costituzionale vigeva la norma secondo la quale l’esenzione IMU valeva solo per una delle due abitazioni, ossia quella in cui risiedeva il proprietario e il suo nucleo familiare.
Norma dichiarata incostituzionale con conseguente introduzione della doppia esenzione a condizione che oltre alla residenza vi sia anche la dimora in una stessa casa per ognuno dei due coniugi, Inoltre la Consulta ha stabilito che la sentenza ha un valore retroattivo autorizzando le coppie a fare domanda di rimborso per le imposte versate ma non dovute dal momento in cui è arrivata la decisione della Corte, ottobre 2022. La retroattività vale al massimo cinque anni.
La richiesta di rimborso deve essere giustificata provando il rispetto della condizione di residenza e dimora nella seconda casa prevista dalla normativa. Ebbene tale condizione può essere provata semplicemente tramite un’attestazione di residenza comprovanti la presenza nell’abitazione. Si possono presentare il documento con la scelta del medico di base oppure le bollette dell’acqua, luce o gas con i consumi effettuati nel corso dell’anno. Sarà facile per il Comune di riferimento verificare la soddisfazione dei requisiti e concedere l’esenzione alle coppie sposate o unite civilmente che vivono, però, in due case separata in cui hanno residenza e dimora.
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